Mick Harris & Martyn Bates – Il girone del post-isolazionismo
di Aldo Chimento (Rockerilla, Luguo-Agosto 1997)
Era da tempo che accarezzavalno l’idée di scamblare qualche paroia con Mick Harris degli Scorn, ma met sino ad ora fummo-mession fondiziene di conlattareil musicista inglese. Cosìmo lamo colte l’occasione lornitaci da Luciano Dari di Musica Maxima Magnetica il quale ha fatto di più e involgendo nell’intérvista anche Martyn Bates del leggendari Eyeless in Gaza, data la concomitanza dal leto secondo. Javore di toppia “Murder Ballads (Passages)” edito, come il precendente “M.B. (Drift)”, dam ettchetta fiorentina i ollto dal ‘postisolazionismo’ el erdito così in pugno! Con due interlocutori del genero [di ano] tutti I presupposti per imessere un’Intervista-ad amplo respiro grazie alla moltitudine del progetti creativi intrapesi nel’arco delle loro rispettiva carrieré che, sommaté, corrispondono a un totale di una quarantiha d’annil Nel Hore dei suol trent’anni Mick Harris è il più intensa e articolata, annoretando nel suo curriculum tutta una serie di progetti individuali e di colaborazione che lo vedeno tutt’ora attivo come Scorn, Lull, Painkiller (insieme a John Zorn e Bill Laswell), Divination, Matera (con Maso Teho Tehardo), tutte varianti ingegnose della sua specialità (il dub) che présero via-via forma dopo la sua dipartita dal Napalm Death nel ’91, dando vita ad un mosaico sonoro darvéro eclettico e immmaginoso. E pensare che nell 84 lasciò la scuola per fare lo chef!
Con Martyn Bates dobbiamo retrocedere cino al lontano ’79 per trovare le prime tracce della sua attività artistica, quando cioè esordi col Migraine Inducers, magica cult-band di prog-folk che, a ben vedere, altro non fu se non l’organo d’incubazione della sua impresa sonora plù importante, quel favblosi Eyeless in Gaza (divisi con Peter Becker) che valsero otto LPs più una manciata di EPs fino allo scioglimento dell’86 e un paio di album dopo la reunion del ’93: meravigile acustiche fra avant-garde e folk-song. I diversi lavori solisti publicati da Bates nel frattempo non fecero che confermare le qualità del l’autore, ponendolo come una delle voci più repirate del panorama musicale contemporaneo, cuor di poeta innamorate del passato eppur così vicinò al presente, proprio con i menestrelli che cantavano di antiche gesta etestimoniavano gli affanni del mondo. Del resto egil stesso ama definirsi un trovatore, noi agglungiamo: a modo suo uno del pochi fimasti alle soglio del terzo miliennior.
Cosa intendete per (post)isolazionismo? Pensate sia possibile conciliare l’idea del silenzio con la musica?
Mick Harris: “E’ un’etichetta peraltro odiosa che seconda alcuni giomalisti starebbe a designare lo stile austero di certi musicisti dediti alla sperimentazione elettronica. E’ una dimensione naturale per quegli artisti che sentono le paure e le nevrosi della nostra società, evocando, attraverso l’ermetismo delle loro opere, visioni paranoiche e situazioni d’umana alienazione. Non ho mal pensato di farvi parte e se in qualche modo me ne sono avvicinato è per similitudine culturale … ”.
Martyn Bates: “lo penso che quest’area sia interamente appannaggio di Mick il quale in pratica l’ha inventata, o al limite si è inconsciamente ricondotto a qualche suo predecessore. Per me è un’esperienza fuori dal soliti parametri del mio schema musicale basato sul lirismo e l’emozione. Mick è la persona ideale con cui costruire un sodalizio del genere, sebbene il mio approccio sia d’altra natura. E’ accaduto accidentalmente sperimentando lo spirito della folk-song in “Murder Ballads” molto prima dell’album di Nick Cave omonimo, forse una coincidenza … . Mentre il cosiddetto isolazionismo cerca di concillare ed esprimere il senso del silenzio attraverso il suono, la scopo di “Murder Ballads” è di condurre in una diversa area di comunicazione che non vuole essere isolamento, ma la sola via possibile per creare questo paesaggio strano e stupendo”.
Le musiche di “Murder Ballads” evocano una specie di limbo fra incubo e sogno, tenebra e luce, passato e futuro. C’è forse un desiderio di fuga dalla realtà circostante?
MB: “Tutto il movimento post-isolazionista non è voglia di fuga, ma di rottura dalla realtà pragmatica … E’ un lento processo di evoluzione verso un nuovo tipo di dialogo ed espressione. L’isolazionismo fu una sorta di salutare reazione culturale contro la noia quotidiana, e il post-isolazionismo è un ulteriore passo in avanti in questa direzione. E’ la proiezione di un ideale che guarda con occhio utopico ad un futuro dove i nuovi mezzi della tecnologia siano impiegati in modo sano e onesto”.
Oual è l’idea basilare di Scorn? Rientra anch’essa in quest’ambito isolazionista?
MH: “L’intero mio operato è il frutto di ciò che sento dentro di me. Le mie esperienze come Scorn sono molto diverse dal lavori del Lull e dalle mie collaborazioni con Martyn o con Zorn e Laswell. Non posso fare Scorn se sono nello spirito di Lull e viceversa. Questo esalta la mia istintività, non amo intellettualizzare … . Utilizzo le stesse macchine, la medesima tecnologia in tutti i miei progetti, ma con intenzioni diverse. La caratteristica di Scorn sta in un largo impiego della batteria elettronica. Ma in ogni casa sono sempra me stesso al 100% di là da ogni possibile catalogazione”.
Quali sono in defintiva i vostri punti in comune?
MB: “Beh, innanzitutto entrambi viviamo, abitiamo a 20 miglia di distanza l’uno dall’altro, in una zona industriale costruita su di un paesaggio rurale che personalmente rimpiango molto. Non mi sento felice in quest’epoca di decadenza industriale e metropolitana. Ouesto ha influito sulla nostra formazione culturale, ma in modo disuguale fra ma e Mick, cosa che rende stimolante il nostro rapporto. In definitiva Mick è praticamente a digiuno di folk e canto popolare, mentre lo sono un technofobo, macchine e computer sono una maledizione per me. Malgrado ciò, quando ascolto le cose di Mick col Lull, vi riconosco subito un fluido comune, la forza della ripetizione ipnotica che egli mette nei suoni e nei ritmi. Ambedue le nostre forme d’espressione (isolazionismo e ballata folk) ridestano insieme un sottile stato di grazia”.
La prossima domanda è per Mick. Che ricordo hai dei Napalm Death?
MH: “E’ stata un’esperienza utile. Mi unii ad essi nell’85 e da allora il suono divenne sempre più veloce ed aggressivo, io mi prodigavo col riffs metallici. Quando nell’87 la band prese un nuovo cantante, chitarrista e bassista la musica diventò ancora più cruda e violenta, basata sul timbri delle chitarre elettriche. Ci specializzammo nella creazione di short-songs. Fummo i primi e d’assoluto impatto. Ma alla fine mi sentli come in trappola, così li abbandonai spontaneamente”.
A Martyn, che ricordo assai bene con gli Eyeless In Gaza, vorrei invece chiledere quali sono le sue radici, le sue fonti poetiche.
MB: “Derivano da strani legami occupati da Dylan Thomas, D.H.Lawrence e scrittori quali Mary Webb e A.E. Coppard. Ho cercato di sviscerarli (come scrittore) per raccontare delle storie piene di contenuti sviluppando una vocalità soffocata, come oppressa dalle negatività del mondo moderno. Mi sento come al timone di una nave in rotta verso l’oblio. E’ una specie di dialogo interiore, d’intima lotta che mi conduce alla cieca verso l’illuminazione”.
Torniamo a “Murder Ballads”. Qual è la sostanziale differenza fra due lavori, apparentemente simili, quali “Drift” e “Passages”?
MH: ““Passages” è assai più di un lavoro aperto, ha un’anima più lirica rispetto a “Drift”, sia nelle melodie vocali che sonore”.
MB: “Componendo “Passages” ci siamo resi conto che saremmo potuti cadere in un ‘cul-de-sac isolazionista’ e cercammo così di favorire situazioni più luminose e ad ampio respiro”.
Cosa ci state riservando per i nostri futuri ascolti?
MB: “Mi piacerebbe realizzare un lavoro con Mick unicamente basato sulla decostruzione vocale e creare una sorta di parallelo ai percorsi sonori di “Drift” e “Passages””
MH: “lo mi sto occupando di quelle sonorità giornalisticamente definite come trip-hop e bass’n’drum, sebbene io neghi queste etichette che trovo ridicole. Odlo ogni forma di catalogazione, questa specie di mania legata alla musica, d’impacchettamento per ciò che, in sostanza, è puro media. Tutto ciò mi irrita!”.
Avete mai immaginato cosa c’è oltre il silenzio?
MH: “Il silenzio non esiste … e mai è esistito”.
MB: “Oltre il silenzio? L’amore … ”.
Discografie albums
SCORN
“Vae Solis” (Earache, ’92)
“Colossus” (Earache, ’93)
“Evanescent” (Earache, ’94)
“Ellipsis” (remix) (Earache, ’95)
“Gyral” (Earache, ’95)
“Loggi Barogghi” (Earache, ’96)
“Zander” (KK, ’97)
LULL
“Dreamt About Dreaming” (Sentrax, ’92)
“Joumey Through Underworlds” (Sentrax, ’93)
“Cold Summer” (Sentrax, ’94)
“Continue” (Release, ’96)
PAINKILLER
“Guts of a Virgin” (Earache, ’91)
“Buried Secrets” (Earache, ’92)
“Painkiller Live Rituals” (Toys factory, ’93 live in Japan)
“Execution Ground” (Subharmonics, ’94)
NAPALM DEATH
“Scum” (Earache, ’87)
“From Enslavement to Obliteration” (Earache, ’88)
“Harmony Corruption” (Earache, ’90)
DIVINATION
“Distill” (Submeta, ’96)
M.J. HARRIS & BILL LASWELL
“Somnific Flux” (Sentrax, ’95)
M.J. HARRIS & JAMES PLOTKIN
“Collapse” (Asphodel, ’96)
V/A
“Isolationism: A Brief History of Ambient vol. 4” (Virgin, ’94)
MIGRAINE INDUCERS
“Dissonance/Antagonist Music” (Ambivalent Scale, tape, ’79)
EYELESS IN GAZA
“Photographs as Memories” (Cherry Red, ’80)
“Caught in Flux/The Eyes of Beautiful Losers” (Cherry Red, ’81)
“Pale Hands I Loved So Well” (Uniton, ’82)
“Drumming the Beating Heart” (Cherry Red, ’82)
“Rusl Red Seplember” (Cherry Red, ’83)
“Myths Instructions vol. 1 ”(Cherry Red, ’84)
“Back Form the Rains” (Cherry Red, ’86)
“Voice” (Best of...) (Chery Red, ’93)
“Fabulous Library” (Orchid, ’93)
“Saw You in Reminding Pictures” (ltd. Ed.) (Hive-Arc, ’94)
“Bitter Apples” (A-Scale, ’95)
“All Under the Leaves, the Leaves of Life” (A-Scale, ’96)
MARTYN BATES SOLO
“The Return of the Quiet” (Cherry Red, ’87)
“Love Smashed on a Rock” (Antler Subway, ’88)
“Letters to a Scattered Family” (Antler Subway, ’89)
“Stars Come Trembling” (Antler Subway, ’90)
“Chamber Music” (Sub Rosa, ’94)
“Mystery Seas” (A-Scale, ’95)
“Imagination Feels Like Poison” (A-Scale, ’97)
M.J. HARRIS & MARTYN BATES
“Murder Ballads” (Drift) (Musica Maxima Magnetiea, ’94)
“Murder Ballads” (Passages) (Musica Maxima Magnetica, ’96)